Una testimonianza per il futuro dopo la tragedia del coronavirus

In questi giorni difficili ci permettiamo di condividere con voi una breve ma sentita testimonianza di Paolo Donateo, cardiologo presso il Centro Aritmologico dell’Ospedale di Lavagna (GE), ma anche filosofo, che ha lavorato su Kant, Hegel e ha partecipato alle giornate di studi dedicate da Zetesis alla filosofia di Massimo Barale nel gennaio 2017. Speriamo siano parole che facciano riflettere tutti noi sul futuro della nostra società.

Sono profondamente triste e resterò segnato per sempre da drammi quotidiani, occhi persi, sguardi vuoti, parole offuscate, famiglie separate da destini comuni, che hanno condotto le vite di mariti in reparti e città diverse dalle mogli, senza più speranza di rivedersi né di avere notizie reciproche spesso per sempre; e mi fanno tenebrosa compagnia le urla di disperazione di quando un figlio sarà per sempre strappato ai genitori o viceversa. Perché di questo si tratta. E dei momenti terribili in cui devi (ripeto, devi) decidere di accompagnare alla morte chi soffre oramai da giorni senza più alcuna speranza. E devi dirlo ai familiari al telefono, i quali familiari non potranno mai più rivedere né da vivo né da morto il proprio congiunto.
E non sarà mai stata raccontata a fondo la realtà del “dubbio intelletto” di coloro che non hanno rispettato le regole per sconfiggere un virus che, ad oggi, è uno stupido virus. Né sarà mai capito dalla stessa gente e dalle nostre “amministrazioni” (si fa per dire) quanto ci sia bisogno di medici e infermieri, tagliati nei decenni da stupidi politici che ora fanno a gara a chi vuol costruire l’ospedale più grosso o vuole acquistare macchinari o che lanciano campagne per avere infermieri e medici. Questa è la situazione.