CFA: Ethics & Politics (www.units.it/etica)
Political Philosophy and the Unpolitical. From Jacob Burckhardt to Leo Strauss
Editors: Marco Menon, Danilo Manca
Between the 19th and the 20th century, German culture experienced a conflict between two apparently opposite tendencies. The first leads thinkers to detach themselves from the dominant ideology of the time; the second bears on the need to take a stand on the crisis of modern Western civilization.
The category of the Unpolitical is meant to interpret the former: it refers to the position of those thinkers, such as Husserl, who were more interested in investigating the things themselves rather than the historical worldview of their own time, but also the stance of those intellectuals, such as Thomas Mann or Paul Valéry, who, starting from two different aesthetics, took up Nietzsche’s idea of a transvalutation of all values through art as a way of emphasizing what is full of life at the expense of what is ill-constituted and weak.
In his Jacob Burckhardt. Der Mensch inmitten der Geschichte (1936), Löwith understands Burckhardt’s concept of “apolitia” as the original source of the perspective of the Unpolitical in modern times. In particular, Löwith believes that the approach which disdains the problem of the constitution of the State is a preliminary condition to adopt a utopian attitude, and to reflect on the way in which the State can be rebuilt from its own foundations. The way in which Löwith links the concept of the Unpolitical to the concept of utopia is more likely another way to contribute to the debate that Karl Mannheim’s Ideologie und Utopie (1929) raised. Among others, such a debate on the sociological dimension of knowledge involved Arendt, Horkheimer, and Strauss.
Just like Burckhardt, Hannah Arendt, too, traces the conflict between philosophy and politics back to Plato’s redefinition of Socratic philosophy as a view rooted in the conflict between truth and illusory appearance of it within the sphere of the doxa. This position inevitably faces – thereby clashing with – both the process of de-politicization on which Carl Schmitt shed light, and the re-evaluation of the political dimension characterizing Socratic philosophy on which Leo Strauss insisted.
This being recognized, proposals are invited that investigate the relation between the city (understood as a model embracing both society and the modern State) and the thinker (construed in a very broad way, so as to include the philosopher, the artist, the historian, the writer, etc.). The main aim is to explore the various possible ways in which the life of an individual mind can interact with the life of the historical community.
1. A non-exhaustive list of possible topics is the following:
2. The relationship between “apolitia” and utopia
3. The Greek concept of “apolitia” and the modern concept of the Unpolitical
4. Political philosophy and phenomenology
5. Historicism and politics: pro and contra
6. The role of the philosopher within the city
7. Apolitia and cosmopolitism
8. The Unpolitical and the age of technology
9. Political philosophy versus political science
Abstracts (no more than 1000 words) should be sent to Marco Menon (820034@stud.unive.it) and Danilo Manca (danilomanca30@gmail.com) by July 15, 2018. Note of acceptance will be sent out by August 30, 2018. The final papers will be due by January 31, 2019.
Languages: English, Italian, German, French, Spanish and Portuguese.
CFA: Ethica & Politica (www.units.it/etica)
L’impolitico e la filosofia politica. Da Burckhardt a Strauss
A cura di Marco Menon e Danilo Manca
A cavallo fra Ottocento e Novecento si sviluppa un conflitto fra due tendenze apparentemente contrapposte. Il bisogno dell’intellettuale tedesco di prendere le distanze dagli eventi della propria epoca e dalla sua ideologia dominante, il suo bisogno in altre parole di risultare inattuale, si scontra con l’esigenza, che si va a rafforzare dopo la prima guerra mondiale, di esprimersi sulla crisi culturale della propria epoca.
La categoria dell’impolitico designa la prima istanza. Include sia le posizioni di filosofi come Husserl che sono più interessati al ritorno alle cose che all’analisi della visione storica della propria epoca, sia intellettuali come Thomas Mann e Paul Valéry, che pur partendo da prospettive estetologiche differenti recuperano l’idea nietzschiana di una trasvalutazione di tutti i valori attraverso l’arte per valorizzare la vita a discapito della decadenza.
Nel sesto capitolo della biografia intellettuale di Jacob Burckhardt (1936), Karl Löwith individua nella nozione di apolitia la fonte originale dell’atteggiamento di fuga dal presente descritto dalla categoria dell’impolitico. Secondo Löwith l’approccio che ignora il problema della costituzione dello Stato è la condizione preliminare per adottare un atteggiamento utopico e per riflettere sul modo in cui ricostruirlo dalle fondamenta. Con queste argomentazioni, Löwith s’inserisce probabilmente in quel dibattito sollevato dalla pubblicazione di Ideologia e utopia (1929) di Karl Mannheim che coinvolse fra gli altri Arendt, Horkheimer e Strauss.
In un modo affine a quello di Burckhardt, Hannah Arendt riconduce il conflitto tra filosofia e politica al modo in cui Platone rielaborò la filosofia socratica, contrapponendo la dimensione della verità alle sue illusorie manifestazioni nel mondo della doxa. Questa posizione s’incontra e scontra inevitabilmente con la spoliticizzazione di cui parla Carl Schmitt e con il recupero di Strauss della filosofia politica classica in contrapposizione alla moderna scienza politica.
Alla luce di questo panorama teorico di posizioni che s’intersecano, a volte si incontrano, altre si sovrappongono, altre ancora provano a confutarsi, invitiamo a pensare al rapporto che intercorre fra la città (intesa come modello che include sia lo Stato sia la società) e l’intellettuale (filosofo, ma anche uomo di cultura, storico o artista che sia, nelle loro diverse peculiarità). Invitiamo a ragionare sulla dimensione in cui l’istinto apolide e cosmopolitico dell’intellettuale filosofo si scontra con il suo bisogno di far parte della comunità in cui opera e prende parola. Invitiamo a riflettere sulla funzione protrettrica e paideutica della filosofia politica e a interrogarsi sulla misura in cui il conflitto fra i diversi istinti dell’intellettuale filosofo abbia definito i diversi paradigmi che hanno contraddistinto le epoche dell’umanità europea.
Forniamo di seguito un elenco non esaustivo dei possibili temi:
1. Il rapporto fra apolitia e utopia
2. L’apolitia greca e l’impolitico moderno
3. Filosofia politica e fenomenologia
4. Storicismo e politica: pro e contra
5. Il ruolo del filosofo nella città
6. Apolitia e cosmopolitismo
7. L’impolitico e l’età della tecnica
8. Filosofia politica versus scienza politica
Inviare un abstract di non oltre 1000 parole a Marco Menon (820034@stud.unive.it) e Danilo Manca (danilomanca30@gmail.com) entro il 15 luglio 2018. Eventuale notifica di accettazione sarà inviata entro il 30 agosto 2018. L’articolo completo dovrà essere inviato entro il 31 gennaio 2019.
Lingue: italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese
Like this:
Like Loading...