• Home
  • IDEAS
  • GROUPS
    • Classical German Philosophy and Phenomenology
    • The quarrel between the ancients and moderns
    • The quarrel between philosophy and poetry
    • Theories of Emotions
    • Philosophies of Image and Imagination
    • Utopia, the Political Myth, and Rebellion
    • The Philosophy of Nature
  • EVENTS
  • PEOPLE
  • ADMISSION
  • CONTACTS
  • CONFERENCES
    • 2016
      • Il tragico nella letteratura tedesca
      • Dialectic and the Ends of Reason
        • Schedule
    • 2015
      • CONVEGNO MELANCOLIA
        • Introduction
        • Schedule
      • CONFERENCE ON THE ANCIENTS
        • Introduction
        • Schedule
      • Immaginazione e Giudizio In Kant
        • Schedule
    • 2014
      • Hegel and the phenomenological movement
  • ODRADEK Journal

Tag Archives: Michela Santangelo

Ricordando Massimo Barale – II parte

27 Sunday Sep 2015

Posted by Danilo Manca in Senza categoria

≈ Leave a comment

Tags

Edoardo Raimondi, Guido Frilli, Massimo Barale, Michela Santangelo

Tre giorni fa purtroppo è venuto a mancare Massimo BARALE, docente emerito di Filosofia Teoretica presso l’Università di Pisa. In qualche modo il Prof. Barale ha ispirato la nascita del nostro gruppo di ricerca, sin da quando nell’a.a. 2010/2011 accolse all’interno del proprio corso il seminario di lettura hegeliane nato un anno prima per iniziativa di una manciata di studenti. In quel contesto sono nate molte amicizie, anche qualche amore, che poi hanno formato l’ossatura del nostro gruppo di ricerca.

Vogliamo rendergli omaggio raccogliendo su questo sito i ricordi di coloro che sono stati suoi studenti. Chiunque voglia può inviare il suo personale ricordo all’indirizzo email zetesis@unipi.it.

Di seguito i ricordi di Guido Frilli, Edoardo Raimondi e Michela Santangelo:

SUL LINGUAGGIO DELLA FILOSOFIA. UN RICORDO DI MASSIMO BARALE

di Guido Frilli

Il mio primo impatto con le lezioni del professor Barale fu, a esser clementi, di forte perplessità. Era difficile dire, sulle prime, cosa distinguesse il suo corso da una faticosa dettatura di appunti privati, per di più redatti in stile astruso e senza alcun riguardo verso l’eventuale comprensione dell’uditorio. A tratti, pareva quasi che il professore si rassegnasse a questo esito desolante, rallentando la lettura e scandendo le frasi in modo da agevolare una rigida trascrizione di ogni parola e di ogni virgola.

Impegnata in una copiatura meccanica e apparentemente senza senso, la mia mente vagava disattenta, con discontinue velleità d’intendimento, e si soffermava spesso sulle buffe caratteristiche del dettatore. Davanti a noi sedeva un signore corpulento, in curiosa giacca celeste chiaro, quasi ancorato alla cattedra e chino su minuscoli quaderni fittamente annotati. La sua testa si alzava spesso – non, tuttavia, per guardare noi, ma per scrutare dei punti in lontananza, e continuando a parlare come se stesse leggendo. Sembrava che i suoi occhi, dietro gli occhiali spessi, inseguissero senza posa cascate di frasi sparse ovunque sulle pareti e sul soffitto, vergate nella stessa calligrafia indecifrabile che ricopriva i suoi blocchi di lavoro.

L’abnorme sintassi di quelle frasi era senz’altro la cosa più sconvolgente. Con una percettibile eco di tedesco filosofico dei tempi passati, i discorsi di Barale accavallavano subordinate che rincorrevano indefinitamente la propria principale, posponevano o anticipavano i verbi in modo spiazzante, erigevano cattedrali barocche di condizionali e composizioni intricatissime di congiuntivi, irridevano ogni normale utilizzo del punto.

Mi ci volle un po’ per capire che, in realtà, lo stile di scrittura di Barale non era un esercizio pomposo di magniloquenza, magari a compensazione del difetto di arte oratoria. Si trattava in verità di un lavoro intenso, passionale e maniacale del pensiero sulle proprie condizioni di espressione linguistica. Sfidando ogni comune parametro estetico e funzionale, Barale aveva forgiato negli anni un irripetibile idioma filosofico: non un linguaggio tecnico, ma uno strumento elastico, certo non immediato, a servizio del proprio enorme e debordante desiderio di pensare, di tradurre ogni evento, ogni autore, ogni argomentazione nel discorso infinito delle ragioni.

Mi resi conto che quel linguaggio non era altro che il corpo vivente di un pensiero, di un ordine intelligibile e plastico di comprensione delle cose; la violenza che Barale esercitava sui canoni linguistici del senso comune era la violenza che il bisogno infinito della ragione esercita sul pensiero passivo e discontinuo che pervade la nostra esperienza quotidiana, e sulla rigidità delle sue forme di espressione. Capii che questo bisogno della ragione di autoorganizzarsi, di pervadere ogni esperienza con la propria irriducibile propensione all’ordine, non era solo il sigillo apposto da Barale al proprio stile espositivo, ma anche l’unico e inesauribile contenuto dei suoi ragionamenti; e per me fu come una rivelazione, come un contagio. Fui stupito da come quel linguaggio fosse capace, con grande duttilità e precisione, di assimilare e riformulare tesi di autori tanto diversi come Carnap, Quine, Husserl o Heidegger; e di come riuscisse a restituire a tutti il loro posto nel progetto intenzionale di una ragione che si cerca ovunque, che si vuole discorso assoluto sul tutto dell’esperienza.

Mi immaginai allora, dietro quella dettatura ostinata in un corso per la triennale di filosofia, un instancabile lavoro del pensiero sulla propria necessaria forma linguistica e sui suoi limiti; un lavoro consegnato nei decenni a migliaia di quei quaderni per appunti, che divennero ai miei occhi quasi una testimonianza del bisogno inesausto della ragione di venire in chiaro della propria stessa possibilità.

Prima di ascoltare e leggere Massimo Barale, non avevo idea che il desiderio di pensare potesse farsi mondo; che il linguaggio e le forme della ragione potessero espandersi e incarnarsi per propria forza interna, non a spese dell’esperienza ma come comprensione delle ragioni dell’esperienza. Che la ragione abbia una vita, e che il bisogno vitale della ragione sia il bisogno stesso di fare filosofia, è ciò che Barale è riuscito a farmi apprezzare; e per questo non avrò mai abbastanza gratitudine.

A Massimo Barale, di Edoardo Raimondi

Non solo un celebre filosofo, non solo un celebre studioso, non solo l’esigente professore che ho conosciuto durante i suoi corsi universitari, complessi ed enormemente preziosi. Per me Massimo Barale sarà sempre un maestro, il maestro che mi ha accompagnato con imperdibile passione soprattutto durante i miei ultimi due anni da studente universitario. Entusiasmo per la discussione, consigli, ammonimenti quando si aveva a che fare con la filosofia e con autori che a questa disciplina diedero la vita: tratti del suo modo di essere che mi hanno permesso di crescere enormemente. E non solo da un punto di vista di studio puramente accademico. Sapeva trasmettere la voglia di ricercare, la voglia di fare filosofia, conservando costantemente il desiderio di lottare contro qualsiasi deriva del Pensiero. Caratteristiche di chi sa trasmettere costantemente passione per la vita, uomo con cui mai avrei smesso di confrontarmi.

Un vero buon maestro, a cui sarò sempre grato e che continuerà a rappresentare un esempio per chiunque voglia intraprendere seriamente la strada della disciplina filosofica.

Il ricordo di Michela Santangelo

Mi ricordo, durante l’esame sull’Antropologia dal punto di vista pragmatico, la sua buona volontà nell’ascoltare la mia esposizione. Uno sforzo, forse, speculare al mio, nell’interpretare quegli appunti inconfondibili, che facevano terrore, ma che si rivelarono, inaspettatamente, strumenti miei per la comprensione di Kant. Da quel giorno capii che Kant potevo comprenderlo solo attraverso qualcun altro, e altri linguaggi, che non fossero quelli “kantiani”. Per il mio percorso questa fu un’acquisizione essenziale, di fondamento alla mia consapevolezza filosofica, che mi fece sentire meno smarrita negli anni a venire, o meno spaventata dello smarrimento.
Al termine dell’esame mi chiese quale fosse stato il tema della mia tesi triennale e, mentre rispondevo, si alzò cercando una penna, fece il giro del tavolo e mi diede un’affettuosa pacca sulla spalla, apprezzando la scelta che avevo fatto di mettere insieme psicanalisi freudiana e psicologia platonica. Sembrò incoraggiarmi. Anche per questo conservo un buon ricordo.

Share this:

  • Email
  • Facebook
  • Print
  • Twitter

Like this:

Like Loading...

Programma Convegno Melancolia

04 Thursday Jun 2015

Posted by Danilo Manca in convegni

≈ Leave a comment

Tags

1934, Alessandra Aloisi, Antonietta Sanna, Beckett, Belacqua, Benjamin, Brenno Boccadoro, Casa Usher, Cinquecento, Dürer, Democrito, Edgar Allan Poe, Endgame, età elisabettiana, Felice Gambin, Fin de partie, fisiopatologia dell'umor nero, follia, Freud, Heinrich Böll, iconografia, Il corvo, Ippocrate, Jelena Reinhardt, Leon Battista Alberti, Leopardi, Luca Crescenzi, Lutto e melancolia, Maine de Biran, Malcontent, Marsilio Ficino, Maurizio Ghelardi, Mauro Tulli, Melanchole, Melancholia I, melancholy, melancolie, Michela Santangelo, Michelangelo Buonnarroti, Moravia, Musicologia, Panofsky, pensiero scientifico antico, Raymond Klibansky, riso, Robert Burton, Saturno, Saxl, Sergio Zatti, Simonetta Bassi, Sterne, Teufel Bücher, Thomas Mann, Tristram Shandy, Valentina Serio, Warburg, Watt, Yves Hersant

Martedì 9 giugno – Aula Magna Polo Carmignani, primo piano (Piazza dei Cavalieri, 6)

Programma completo scaricabile qui

Presentazione, h. 15:00

Prof. Luca Crescenzi, Docente di Letteratura tedesca – Università di Pisa

Valentina Serio, coordinatrice dell’evento per Zetesis Research Group

Danilo Manca, Coordinatore Zetesis Research Group

 

Prima Sessione, h. 15.30 – 18.30:

Chair: Alessandra Fussi (Università di Pisa)

 

Maurizio Ghelardi (Scuola Normale Superiore – Pisa)

La Melancolia I di Albrecht Dürer e l’Istituto Warburg

 

Michela Santangelo (Università di Pisa – Zetesis)

Fisiopatologia dell’umor nero nel pensiero scientifico antico

 

Alessandra Aloisi (Warwick University)

Maine de Biran e la fisiologia della melancolia

 

Mercoledì 10 giugno – Aula Magna Polo Carmignani, primo piano (Piazza dei Cavalieri 6)

h. 9.00:

Saluti del Direttore del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica

Prof. Mauro Tulli

 

Seconda sessione, h. 9.30- 13.00

Chair: Simonetta Bassi (Università di Pisa)

 

Valentina Serio (Università di Pisa – Zetesis)

“Rebel and atheist too”: la figura del malcontent nell’età elisabettiana

 

Yves Hersant (EHESS- École des hautes études en sciences sociales – Paris)

Michelangelo melanconico

 

Brenno Boccadoro (Université de Genève)

L’umor nero della musica del Cinquecento. Bipolarità e dissonanza: teoria e pratica

 

Terza sessione, h. 14.30- 19.00

 

Chair: Antonietta Sanna

 

Felice Gambin (Università degli studi di Verona)

La mano en la mejilla: tra letteratura e iconografia nei Secoli d’Oro

 

Fabio Camilletti (Warwick University)

Lutto e melancolia dell’antico: Leopardi, Benjamin, Freud

 

Danilo Manca (Università di Pisa – Zetesis)

Melancolia inscenata. Il topos del Democrito che ride in Sterne e Beckett

 

Lorenzo Serini (Università di Pisa – Zetesis)

“When the rest of heaven was blue”: Edgar Allan Poe tra genio e melancolia

 

Giovedì 11 giugno – Aula Magna Polo Carmignani, primo piano (Piazza dei Cavalieri 6)

 

Quarta Sessione, h. 9.30-12.30:

 

Chair: Sergio Zatti

 

Claus Zittel (Universität Stuttgart)

Der Melancholie-Teufel und die Teufel-Bücher des 16. Jahrhunderts

 

Jelena Reinhardt (Università di Perugia)

1934: vedere la bellezza attraverso gli occhiali della melancolia. Moravia e l’influenza di Thomas Mann

 

Luca Crescenzi (Università di Pisa)

Melancolia critica: Heinrich Böll

 

Conclusione dei lavori, h. 12.30:

 

Per ulteriori informazioni scrivere a: zetesis@unipi.it

Share this:

  • Email
  • Facebook
  • Print
  • Twitter

Like this:

Like Loading...

Convegno internazionale

05 Tuesday May 2015

Posted by Danilo Manca in convegni

≈ Leave a comment

Tags

1934, accidia, Alessandra Aloisi, Ansichten eines Clowns, Aristotele, Benjamin, black humour, Brenno Boccadoro, Cinquecento, Claus Zittel, critica del capitalismo, Danilo Manca, Dürer, depressione, Edgar Allan Poe, Fabio Camilletti, facies nigra, Felice Gambin, Freud, Galeno, genio, Heinrich Böll, Hobby-horse, Ippocrate, isteria, Laurence Sterne, Leon Battista Alberti, Leopardi, Luca Crescenzi, Lutto e melancolia, Maine de Biran, mal de vivre, Malcontent, malinconia, Maurizio Ghelardi, mèlaina cholé, Melancholia I, Melancholie-Teufel, melancholy, melancolia, melancolie, melanconia, Michel de Montaigne, Michela Santangelo, Michelangelo Buonarroti, Moravia, Musicologia, nausea, noia, Panofsky, Raymond Klibansky, Samuel Beckett, Saxl, Thomas Mann, Valentina Serio, Warburg, William Shakespeare, Yves Hersant

MELANCOLIA. METAMORFOSI DELL’UMOR NERO 

Pisa, 9-11 giugno 2015

locandina-melancolia

Nelle giornate tra il 9 e l’11 giugno 2015 il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa ospiterà un convegno internazionale sul tema della “Melancolia”.

Il convegno è organizzato dal prof. Luca Crescenzi con la collaborazione della prof.ssa Antonietta Sanna, il coordinamento di Valentina Serio e la collaborazione scientifica a titolo gratuito del gruppo di ricerca ZETESIS.

Intervengono:

Dr.ssa Alessandra Aloisi (Warwick University)

Prof. Brenno Boccadoro (Université de Genève)

Prof. Fabio Camilletti (Warwick University)

Prof. Luca Crescenzi (Università di Pisa)

Prof. Felice Gambin (Università degli studi di Verona)

Prof. Maurizio Ghelardi (Scuola Normale di Pisa)

Prof. Yves Hersant (EHESS-Paris)

Danilo Manca (Università di Pisa – Zetesis)

Dr.ssa Jelena Reinhardt (Università di Perugia)

Michela Santangelo (Università di Pisa – Zetesis)

Lorenzo Serini (Università di Pisa – Zetesis)

Valentina Serio (Università di Pisa – Zetesis)

Prof. Claus Zittel (Universität Stuttgart)

Presentazione

La melancolia ha impresso il proprio sigillo sulle più disparate produzioni culturali della civiltà occidentale: lo si può scorgere tanto nelle arti figurative e nei componimenti poetici quanto nella trattatistica medica. Anche sul piano lessicale è possibile riconoscere varie forme che tracciano il suo articolarsi: umor nero, accidia, spleen, fino ai più tardi mal de vivre, noia, nausea, isteria e depressione.

Si tratta di un elemento proveniente dalla tradizione medica fondata da Ippocrate e Galeno, imperniata sulla distinzione di quattro umori (sangue, flegma, bile gialla e bile nera) la cui combinazione determina lo stato di salute o malattia di un uomo, così come il suo carattere. La bile nera, in greco mélaina cholé, da cui melancolia, è responsabile della costituzione del temperamento più infelice e spregevole, in quanto caratterizzato da bassezza d’ingegno – spesso degenerante in follia –, indolenza, inclinazione alla mestizia, nonché da una fisionomia sgraziata e sgradevole, appesantita dai colori della notte (la cosiddetta facies nigra).

Tale rappresentazione del melanconico permane durante tutto il Medioevo, catalizzando elementi astrologici, specificamente legati al pianeta Saturno, e teologici, nella misura in cui essa viene traslata sul piano dell’antitesi vizio – virtù nel peccato d’accidia (acedia).

Il momento di profonda e irreversibile trasformazione nella concezione della melanconia è il XV secolo, in pieno Rinascimento, quando Marsilio Ficino riprende e sviluppa un motivo tratto dai Problemata pseudo-aristotelici: il temperamento melanconico è quello proprio degli uomini di genio, dediti alle più alte speculazioni e attori della creazione artistica.

È questa la malinconia ispirata che anima i versi di Michelangelo e abita le opere di Hans Sachs, Michel de Montaigne, William Shakespeare, e che trova espressione iconica nella celebre incisione di Albrecht Dürer, Melencolia I.

L’elaborazione düreriana coincide con la tappa finale della prima ricostruzione – sistematica, interdisciplinare, ma non esaustiva – dell’evoluzione del topos melanconico: Saturno e la malinconia (1964), frutto della collaborazione di tre grandi studiosi legati al circolo Warburg, ovvero Raymond Klibansky, Erwin Panofsky e Fritz Saxl. Dalla pubblicazione dell’opera a oggi l’attenzione su questo tema non è mai venuta meno, con l’inaugurazione di sempre nuove prospettive di ricerca.

Il convegno intende indagare il tema della melancolia nelle sue diverse metamorfosi, cogliendo il suo carattere interdisciplinare e trasversale. Gli interventi si muoveranno tra la critica letteraria, la filosofia, la teoria dell’arte e della cultura, la musicologia e la psicoanalisi. Sarà un percorso che andrà a sondare esempi specifici di espressione e interpretazione del temperamento melanconico tra l’antica Grecia e la letteratura del Novecento.

Per ulteriori informazioni scrivere a: zetesis@unipi.it

Share this:

  • Email
  • Facebook
  • Print
  • Twitter

Like this:

Like Loading...

Archivio notizie

Menu

  • ADMISSION
  • Una testimonianza per il futuro dopo la tragedia del coronavirus
  • GROUPS
    • Classical German Philosophy and Phenomenology
    • Philosophies of Image and Imagination
    • The Philosophy of Nature
    • The quarrel between philosophy and poetry
    • The quarrel between the ancients and moderns
    • Theories of Emotions
    • Utopia, the Political Myth, and Rebellion
  • CONFERENCES
    • 2019
      • Gli spazi e i tempi della forma: storia naturale delle rovine
    • 2018
      • Sellars e la filosofia post-kantiana
    • 2017
      • Dialettica della ragione, teleologia e idea di mondo in Kant.
      • La filosofia e il tragico
      • La leggibilità della natura
    • 2016
      • Dialectic and the Ends of Reason
        • Schedule
      • Il tragico nella letteratura tedesca
    • 2015
      • Immaginazione e Giudizio In Kant
        • Schedule
      • MELANCOLIA. Metamorfosi dell’umor nero
        • Introduction
        • Schedule
      • THE WISDOM OF THE ANCIENTS. The German-Jewish Revaluation of Ancient Philosophy
        • Introduction
        • Schedule
    • 2014
      • Hegel and the phenomenological movement
  • CONTACTS
  • EVENTS
  • IDEAS
  • ODRADEK Journal
  • PEOPLE
  • PRESS REVIEW
  • RICORDANDO BARALE

Zetesis FanPage

Zetesis FanPage

Seguiteci su Twitter

My Tweets

I nostri eventi

This slideshow requires JavaScript.

Create a free website or blog at WordPress.com.

loading Cancel
Post was not sent - check your email addresses!
Email check failed, please try again
Sorry, your blog cannot share posts by email.
Cancel
Privacy & Cookies: This site uses cookies. By continuing to use this website, you agree to their use.
To find out more, including how to control cookies, see here: Our Cookie Policy
%d bloggers like this: